Come difendere la fede senza alzare la voce

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1. Individuate in ogni critica l’intenzione positiva
Dietro si cela spesso un valore cristiano.
Fate leva su di esso e invitate a riflettere sulla posta in gioco.

2. Spargete luce, non scaldate gli animi
Il nostro scopo è aprire spiragli. Fare cogliere la luce che viene da Cristo.

3. La gente ricorderà come l’avete fatta sentire piuttosto che quello che avete detto
Non siamo noi a convicere: è la Verità, da servire meglio che possiamo.
Siate empatici, civili, chiari.

4. Non spiegate ma raccontate
Le storie attirano, le lezioni no. Aiutate a «vedere» ciò che state dicendo.
Non siate i portavoce di un’istituzione remota e distaccata,
ma discepoli felici, pronti a condividere storie ed esperienze.

5. Pensate in triangoli
Focalizzatevi su tre punti importanti e teneteli come riferimento.
Non lasciatevi distrarre, ma relazionate il discorso ai vostri tre punti.

6. Siate positivi
Comunicate la Chiesa dei si.
Non siate arcigni censori, ma angeli che indicano un orizzonte più luminoso.

7. Siate compassionevoli
La misericordia è caratteristica cristiana.
Siate pronti ad assorbire il rancore che alcuni provano nei confronti della Chiesa.

8. Preparatevi ma non siate degli automi
Dati e cifre sono inutili senza contesto e prospettiva.

9. Non si sta parlando di voi
E’ la causa di Cristo e della Sua Chiesa che state cercando di perorare.

10. Testimoniare, non vincere
Non siate conflittuali. Riformulate. Aiutate a vincere i pregiudizi.
Comunicate la verità sulla Chiesa per invitare a vederla con occhi diversi.

Catholic Voices Italia

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4 frasi da non dire a chi soffre (empatia)

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1. “So esattamente ciò che provi, ci sono passato anch’io”.
Certo quest’affermazione di primo acchito ha il sapore della solidarietà, ma in realtà avete spostato il focus su di voi emarginando l’unicità dell’esperienza della persona. Come regola generale, se le prime parole dalla tua bocca iniziano con il pronome “io”, le probabilità di non essere empatici aumentano di gran lunga.

2. “Potrebbe sempre essere peggio”.
Si potrebbe pensare che questo è un modo per vedere le cose da un’altra prospettiva, ma, in realtà, non lo è. Dire a chi sta male che il suo dolore non è poi così grave e non solo una sottovalutazione gratuita ma anche un offesa. Invece di combattere la necessità di riempire l’aria con le parole, basterebbe semplicemente prendere una sedia, mettersi accanto alla persona e ascoltare. Questa è empatia. Ricordatevi che nessuno deve sentirsi grato che quello che è successo è stato solo un uragano di categoria tre, non uno tsunami.

3. “Cerca di essere positivo. Forse doveva andare così”.
Un vero empatico lascia la sua riserva segreta di pensieri e aforismi positivi a casa. Invece di tentare di modificare a tutti i costi le emozioni e i pensieri di quel momento, facendo sentire chi li prova un marziano o un fallito e per di più se non riesce ad essere positivo anche frustrato, possiamo semplicemente fare compagnia al suo dolore, lasciarlo li e aspettare che il processo di smistamento dei nostri sentimenti negativi facciano il loro corso.

4. “Non pensi che è ora di andare avanti e reagire?”
Il cheerleader interno che è in te può pensare che questo consiglio sia utile, ma nel frattempo la distanza emotiva si fa sempre più lunga. Con questa affermazione trasformiamo il dolore in un oggetto usa e getta e che ha una scadenza. A meno che non si ha intenzione di far capire alla persona che sei stanco di questa storia e di lui , forse sarebbe più saggio ed empatico lasciare decidere alla persona in questione quando è il momento giusto per andare avanti.

Rosanna Tremamondo (blog.iwatson.com)

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L’empatia e le altre virtù

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Ogni virtù cresce con lo sviluppo delle altre virtù e decresce fino a sparire quando non viene accompagnata da altre virtù. Non è immaginabile, per esempio, la carità senza la generosità, senza la compassione o senza l’umiltà.
Per questo chi mette tutta l’attenzione su una virtù e trascura le altre non riuscirà mai a progredire nemmeno in quella.
Nella vita sociale la simpatia è una delle virtù fondamentali e poggia principalmente sull’allegria, il buon umore, l’ottimismo, l’affabilità e l’empatia.
Quando dobbiamo consolare una persona che soffre ci serve moltissimo l’empatia con le virtù più vicine che in questo caso sono: la capacità di ascolto, la compassione e l’amabilità.
Anche quando dobbiamo correggere persone adolescenti o mature, l’empatia passa a essere più importante della simpatia e poggia principalmente sulla serenità, l’amabilità, la compassione e la fortezza.
Nel caso dei bambini curiosamente è più importante la giustizia. Invece, esagerare nell’ascolto e nel dialogo prima di correggere può confondere il bambino.
La democrazia nelle decisioni familiari, ogni persona un voto, non si può vivere con i bambini senza cadere nel disordine e nell’arbitrarietà. Il bambino ha bisogno di affetto e simpatia, ma anche di indicazioni e di regole, uguali dai due genitori, che gli diano sicurezza.
Per tanto, le virtù fanno sempre gioco di squadra, tutte sono importanti, nessuna si deve trascurare e nessuna deve essere sempre la protagonista principale, devono essere regolate dalla virtù della prudenza che dovrà stimolarle, non frenarle.

Álvaro Gámiz

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