Stephen Covey: “cerca prima di capire, poi di essere capito”
Diceva Gandhi: “L’uomo ha due occhi e due orecchie, ma una lingua soltanto. Dovrebbe parlare metà di quanto vede e metà di quanto sente”.
Nella società moderna, fortemente individualista, siamo abituati, probabilmente, a parlare il doppio, mentre dedichiamo poco tempo ad ascoltare gli altri. Focalizzati su noi stessi, dimentichiamo quali sono le esigenze, le necessità, le aspettative di chi ci sta accanto. Diventiamo, così, come linee parallele, che non si incontrano mai, pur andando nella stessa direzione.
Chi vuole diventare persona altamente efficiente nella vita di tutti i giorni così come nel lavoro, deve imparare ad uscire dal suo tracciato e a dare spazio alle persone con cui entra in contatto. Questo, in sostanza, ci dice Stephen Covey. Se vogliamo che un’amicizia, un rapporto di lavoro, una relazione tra colleghi funzioni, ognuno deve imparare a comprendere l’altro e di farsi comprendere da lui. Altrimenti, non si va a nessuna parte.
Covey definisce diversi livelli di ascolto:
•ascoltare ma ignorare;
•far finta di ascoltare (“Si”, “Ah”, “capisco…”);
•ascolto selettivo (scegliere di ascoltare solo quello che si vuole sentire);
•ascoltare attentamente senza valutazioni (per esempio, prendere appunti durante una conferenza);
•ascolto empatico (con l’intenzione di capire la controparte).
Quello empatico di fatto è una forma superiore di ascolto, che ci costringe ad abbandonare il paradigma centrato sull’ascolto autobiografico che tende a dare risposte basate sulla valutazione dell’essere d’accordo o in disaccordo.
L’essenza dell’ascolto empatico è invece la comprensione degli altri da due fondamentali punti vista: quello intellettuale (capire cosa pensa), quello emotivo (capire cosa prova). D’altra parte, il vero ascolto empatico richiede una grande sicurezza personale, poiché si rischia di essere influenzati, e di cambiare opinione. “Più profondamente capite le altre persone”, afferma Covey, “più facilmente le apprezzerete, e vi sentirete più reverenti nei loro confronti”.
Del resto, proviamo a pensare a cosa capita a noi quando sentiamo che qualcuno sta cercando genuinamente di capire il nostro punto di vista, non è forse vero che riconosciamo la sua apertura e che siamo più ben disposti a trovare un accordo con lui?
Per migliorare la capacità dell’ascolto empatico:
•imitare il contenuto, ovvero ascoltare quanto viene detto e ripeterlo;
•riformulare il contenuto con parole proprie;
•riflettere un sentimento, ovvero prestare attenzione a come si sente, agli stati d’animo di colui che parla, rispetto a ciò che si sta dicendo
Con tutto questo si aiuta l’altro a elaborare i suoi sentimenti e pensieri.
Una comunicazione efficace si ottiene solo dall’equilibrio e dall’integrazione fra:
•prendere in considerazione chi si ha davanti;
•farsi coraggio per cercare di farsi capire.
E’ solo così che si crea una vera atmosfera di empatia, e, sviluppando e mantenendo rapporti positivi attraverso la buona comunicazione, ci si comprende a vicenda e si raggiungono più facilmente risultati positivi.
(a1life.it)