Bambini: ogni tanto un pò di noia fa bene

aburrido

Tra collezionare oggetti e collezionare esperienze ho sempre preferito le esperienze. Anche per i bambini sono convinta che un corso di atletica (o di qualsivoglia altra disciplina) sia meglio di una playstation. Tuttavia, se poi le “esperienze” da fare diventano davvero troppe mi chiedo se non siano tossiche pure quelle.

A questo proposito, anni fa ho letto la storia di una mamma, la quale raccontava di come, mentre i figli erano da alcuni parenti, si fosse resa conto, improvvisamente, di quanti giocattoli avevano. Aveva anche notato come, spesso, si lamentassero di “non aver nulla da fare”. Spinta da tali riflessioni, aveva dunque raccolto la maggior parte dei giocattoli e li aveva portati in cantina, per darli via.

Aveva tenuto solo alcune cose: i libri, matite, pennarelli e tutto l’occorrente per disegnare, alcuni pupazzi preferiti e quattro o cinque giochi con i quali aveva visto i figli giocare più spesso. Tornati i figli a casa non aveva detto assolutamente nulla. Loro erano entrati nella stanza e, improvvisamente, si erano accorti che molte cose erano sparite.

Poi, raccontava la mamma in questione (la quale li spiava dalla stanza accanto), qualcosa di magico era accaduto. Sorpresi e ammutoliti i bambini non avevano protestato ma avevano cominciato ad aggirarsi per la stanza, straniti e sognanti, e infine, forse improvvisamente felici di aver perso qualcosa per recuperare dello spazio vuoto, avevano iniziato a giocare insieme inventando un nuovo gioco, fatto di cose invisibili.

Del resto, qualunque adulto sa per esperienza cosa può accadere sotto l’albero di Natale, quando la logica iper-inflattiva raggiunge il suo acme: tra i giocattoli ricevuti, spesso il bambino (se ancora piccolo), finisce per scegliere l’oggetto meno sofisticato.

Ci ho ripensato in particolare pochi giorni fa, quando ho sentito un’altra storia, per certi versi simile. Era contenuta in un podcast registrato negli Stati Uniti, della serie “mom podcast”, una raccolta di conferenze e di dialoghi tra mamme su argomenti di interesse per genitori ed educatori.

Una mamma aveva raccontato che, in seguito alla crisi finanziaria, la sua famiglia aveva dovuto tagliare alcune spese. Anche i figli ne avevano risentito perché aveva dovuto sospendere tutte le attività extra curriculari che i ragazzi svolgevano ogni giorno. Niente più nuoto o pianoforte, judo o ceramica, hockey e teatro. I ragazzi (ne aveva tre, preadolescenti e adolescenti), dopo un primo momento di libertà e di rilassamento se ne erano lamentati e avevano dovuto imparare a riorganizzarsi i loro pomeriggi.

Poi era successo qualcosa: i ragazzi si erano accorti che alcune delle attività che prima svolgevano non gli mancavano per niente. Tutto sommato era bello farne a meno. Al tempo stesso si erano resi conto che ad alcune cose non volevano rinunciare. Una delle figlie, che non aveva mai fatto volentieri gli esercizi di pianoforte, si mise a suonare tutti i pomeriggi, per non dimenticare quello che aveva imparato sino a a quel momento.

Insomma – raccontava la mamma americana – i suoi figli, privati di tante esperienze, avevano improvvisamente capito ciò che amavano veramente e ciò di cui, invece, potevano forse fare a meno e che, magari, avevano iniziato a fare solo perché lo facevano altri amici.

In entrambe queste storie di vita vissuta l’improvvisa privazione aveva fatto emergere qualcosa di importante nella conoscenza di sé. Nel vuoto, in altre parole, era nata una nuova pienezza, derivante dal riconoscere di avere bisogno – tutto sommato – di poche cose (ma quelle poche… di volerle tanto). Less is more, insomma.

I nostri figli sono diventati le principali prede del consumismo alimentato dalle grandi aziende: basta guardare le pubblicità che fanno in televisione tra un cartone animato e l’altro. Ogni tanto, quindi non mi pare male insegnare loro a fare un po’ di spazio, un po’ di vuoto. Lo psicoanalista Masud Khan affermava l’importanza di lasciare periodicamente la propria mente “come un campo a maggese”. Ecco, mi pare, una buona indicazione da seguire, per i bambini e…per gli adulti.

Elisabetta Cassese http://www.educazioneglobale.com/2014/05/bambini-ogni-tanto-un-po-di-noia-fa-bene/

Frasi che producono senso di colpa nei figli

sensi-di-colpa

Hanno in comune che sono centrate negli stessi genitori più che nei figli:

– “Io mi sono sacrificato per te!”

– “Quindici ore di parto solo per metterti al mondo!”

– “Sono rimasto con tua madre solo per amor tuo!”

– “Va bene, noi restiamo soli. Tu divertiti pure, come d’altronde hai sempre fatto. Non darti pensiero per noi…”

– “Ci hai fatto fare una brutta figura!”

– “Che penserà la gente di noi?”

– “Mi farai morire!”

– “Mi farai venire un infarto”:

– “Ti sei dimenticato di dire grazie! Vuoi proprio che i nostri amici pensino che io non ti ho insegnato nulla?”

– “Mi hai messo in imbarazzo!”

Il senso di colpa può alla lunga determinare alcuni disturbi di carattere psicologico come: indecisione, insicurezza, ipocondria e paure di diverso tipo, bassa stima di sé, enorme bisogno di essere considerati e amati.

(quipsicologia.it)

(Altre informazioni sull’empatia)

Decalogo per formare un delinquente

figlio-delinquente
1) Inizi dall’infanzia a dare a suo figlio tutto quello che chiede. Così crederà che il mondo gli appartiene.

2) Non si preoccupi della sua educazione etica o spirituale. Aspetti il raggiungimento della maggiore età perché possa decidere da solo.

3) Quando dice parolacce, rida. Questo lo incoraggerà a fare cose sempre più spiritose.

4) Non gli dica mai che è male ciò che fa. Potrebbe creargli un senso di colpa.

5) Raccolga lei stesso ogni cosa che egli lascia per terra: libri, scarpe, abiti, giocattoli. Così imparerà a caricare la responsabilità sugli altri.

6) Gli permetta di leggere di tutto. Stia attento che i suoi piatti, posate e bicchieri siano sterilizzati, ma non del fatto che la sua mente si riempie di sporcizia.

7) Litighi spesso con il coniuge in presenza del bambino. Così lui non sentirà troppo dolore il giorno in cui la famiglia, forse per la sua condotta, sarà distrutta per sempre.

8) Gli dia tutto il denaro che chiede, affinché non arrivi a pensare che per avere soldi necessita lavorare.

9) Cerchi di soddisfare tutti i suoi desideri, appetiti, comodità e piaceri. L’austerità gli può produrre delle frustrazioni.

10) Si metta dalla sua parte in ogni conflitto con professori o vicini. Pensi che tutti ce l’hanno con suo figlio.

Emilio Calatayud, giudice del tribunale di minori di Granada, Spagna

(Altre informazioni sull’empatia)